Sinodo della diocesi di Cagliari

Settembre 2010

 ESSERE PARROCCHIARilievi della situazione Dalle relazioni esposte nelle assemblee zonali del Sinodo, e in particolare dalle risposte scritte alle domande proposte in riferimento alle parrocchie e al clero, è emerso un forte attaccamento alla vita parrocchiale, al proprio parroco e alle istituzioni annesse.Dal punto di vista storico ciò si spiega con il lavoro pastorale e l'opera religiosa svolta con grande dedizione dai sacerdoti nei secoli passati. Allora le parrocchie erano davvero il centro della vita civile e sociale. Si identificavano con il territorio.Mutamento del rapporto tra parrocchia e territorio Tuttavia si constata che in certe zone pastorali, soprattutto quelle cittadine, è in aumento il fenomeno del cambiamento di rapporto tra la parrocchia e il territorio. Si sta passando da una società di tipo monocentrico, dove il centro era dato quasi sempre dalla chiesa, dalla piazza della chiesa e dal campanile, ad una società di tipo acentrico. Questo porta non solo ad un cambiamento di carattere culturale ma anche ad una modificazione delle stesse istituzioni, per cui anche la parrocchia diventa un'istituzione tra le altre. Un segno tangibile del processo è dato dalla continua mobilità. Molti fedeli si spostano da una zona all'altra della città, hanno l'abitazione nel territorio di una parrocchia ma svolgono il loro lavoro nel territorio di un'altra parrocchia; e facilmente si trasferiscono di casa per motivi di lavoro. Inoltre, durante il periodo estivo, masse di persone si trasferiscono nelle località di mare, frequentando le chiese delle zone marine, per rientrare nella propria parrocchia a stagione turistica conclusa.Dal punto di vista pastorale si presentano altri fenomeni, quali:

  1. la scarsità numerica del clero, il moltiplicarsi di attività extraparrocchiali  come la pastorale legata agli ambienti (università, ospedali, immigrati) ,
  2. il sorgere di nuove ministerialità, l'attenzione più diversificata ai momenti della società civile,
  3. l'intreccio dell'azione pastorale della comunità con altre forme di aggregazione come i movimenti ecclesiali.

Di fronte a questo scenario è importante prima di tutto mantenere il vincolo al territorio. Esso è fondamentale perché custodisce e rende possibile attuare un valore che è essenziale dell'annuncio evangelico, ossia la sua apertura a tutti, così che non sia elitario ma effettivamente universale. Ma nello stesso tempo è opportuno accompagnare il processo di trasformazione individuando le motivazioni e le forme su cui indirizzare l'azione pastorale del futuro.È necessario dinamicizzare il senso della parrocchia, non riproducendo comunità pressoché uguali l'una all'altra ma favorendo una maggiore cooperazione tra parrocchie e giungendo ad una presenza più articolata di comunità sul territorio.La parrocchia ha una vita propria, organizzata secondo le diverse ministerialità. Sotto la guida del sacerdote i battezzati trovano in essa ciò di cui hanno bisogno per la loro vita spirituale e per la crescita nella fede e nell'amore. Essa è la famiglia dei battezzati e un luogo di aiuto vicendevole.La parrocchia però non è mai una realtà a sé, e non è possibile pensarla “se non nella comunione della Chiesa particolare”. È parte di un corpo che è l'intera Chiesa. E la parrocchia è il “nucleo fondamentale nella vita quotidiana della diocesi”.Perciò è importante che i laici coltivino costantemente “il senso della diocesi, di cui la parrocchia è come una cellula” e siano sempre pronti, seguendo l'invito del proprio pastore, “ad unire anche le proprie forze alle iniziative diocesane”. Non devono limitare la loro collaborazione entro i confini della parrocchia ma devono allargarla all'ambito interparrocchiale, diocesano e della Chiesa universale.Apertura Nello stesso tempo ogni parrocchia è aperta alle altre comunità: alle parrocchie della vicaria, alla diocesi e alla Chiesa universale. Ed è aperta alla società civile, pronta a collaborare per il perseguimento del bene comune. Da qui la necessità di valorizzare i legami che esprimono il riferimento al Vescovo e l'appartenenza alla diocesi. La parrocchia deve essere inserita nella pastorale diocesana. Alla base di tutto sta “la coscienza che i parroci e tutti i sacerdoti devono avere di far parte dell'unico presbiterio della diocesi e quindi il sentirsi responsabili con il Vescovo di tutta la Chiesa particolare, rifuggendo da autonomie e protagonismi.La parrocchia, poi, deve essere aperta verso il territorio, considerando come destinatarie della sua opera tutte le persone che vi dimorano o che vi operano. L'esistenza di una parrocchia nel proprio territorio, cioè il suo essere la prima cellula della Chiesa nella sua dimensione territoriale, la fa squisitamente laicale. Se non si dà parrocchia senza parroco, è ancor più vero che non si dà parrocchia senza il popolo. Si potrebbe affermare che il ruolo della parrocchia è fare del popolo il popolo di Dio”.Comunità missionaria Consapevole di essere una parte del tuttoLe direttive da seguire sono principalmente due:1. le parrocchie devono continuare a rispondere nel migliore dei modi alle richieste di prestazione che vengono loro rivolte;2. occorre riuscire ad attivare anche una pastorale in senso missionario.La scelta missionaria non è in alternativa alla pastorale ordinaria e non deve portare a “sottostimare quest'ultima, come se fosse, di sua natura, soltanto statica gestione dell'esistente. È necessario un radicale cambiamento di mentalità per diventare missionari, e questo vale sia da parte delle persone che delle comunità. Il Signore “chiama sempre a uscire da se stessi, a condividere con gli altri i beni che abbiamo, cominciando da quello più prezioso che è la fede”. La parrocchia è come un frammento che rimanda al tutto. La Chiesa locale infatti non si identifica con la parrocchia ma con la diocesi. Assieme alle altre parrocchie è inserita nella comunità ecclesiale e questa trova il punto di sintesi nella guida del Vescovo. È il Vescovo a guidare le varie comunità parrocchiali attraverso i sacerdoti. Occorre pertanto che, assieme al senso di appartenenza alla propria parrocchia, nei fedeli si curi la formazione della coscienza ecclesiale e il senso di appartenenza alla diocesi. La parrocchia è il “segno” che rimanda ad un significato ulteriore. È il segno di una realtà spirituale più vasta, quella della comunità diocesana e della Chiesa universale. Tutto il mistero della Chiesa “è contenuto in ciascuna Chiesa particolare, purché questa non si isoli, ma rimanga in comunione con la Chiesa universale e si faccia, a sua volta, missionaria”. Simona & Roberto