Il Cantore De los Milagros del “Cristo di Galtellì”

Giugno 2018

CAPITOLO XII

 

I protagonisti e i testimoni del processo informativo

 

Era l’alba, il sole era da poco comparso nel paese e tutti si muovevano molto lentamente. Il canto del gallo spezzava un silenzio come se fosse una musica conosciuta e noiosa. Gonario arrivò al punto d’incontro consueto, la locanda di Bustianu e, dal di fuori, salutò l’amico titolare e la ragazza. Entrato, si sedette e cominciò a strimpellare la sua mandola. Poco dopo arrivarono Peppe e Bachisio e così il cantore continuò il racconto posando prima il suo strumento.

— Dove eravamo rimasti, oh Pé… ah… adesso ricordo, devo esporre l’elenco dei protagonisti e dei testimoni che sono comparsi al processo informativo, il primo del genere. Questi si trovano nei processi ed atti notarili che sono unici al mondo e testimoniano i miracoli del Crocifisso di Galtellì, e sono: 1. Antonio Sanna (canonico) commissario incaricato dall’arcivescovo di Cagliari di inquisire sui miracoli del Crocifisso. Vicario della diocesi di Galtellì, uomo di singolare qualità di mente e di cuore. 2. Melchiorre Pirella canonico di Cagliari, nuorese, avrebbe edificato la chiesetta di S. Carlo, a lui si deve la chiesetta del Monte Ortobene (26 aprile 1608). Uomo dotato di grande impegno e di profonda preparazione teologica e giuridica, svolse diverse missioni nella diocesi valtellinese. 3. Perotto Prompto (canonico di Galtellì) con la prebenda di Posada e già vicario della diocesi. Nativo di Galtellì, il 23 dicembre 1575 venne nominato, dall’arcivescovo Perez, commissario di Galtellì. Dimostrò abilità e capacità di governo, integrità e scienza. L’arcivescovo di Cagliari lo volle vicario generale della diocesi. 4. Fra Giovanni Maxia, mercedario. Nel 1612 a questo padre fu dato l’ordine di recarsi a Galtellì per fondare il convento dell’ordine di Nostra Signora della Mercede (Casa Asara). Nella sua testimonianza sui miracoli era stato a Roma dove ebbe modo di vedere il volto della Veneranda, quando affermò che il volto del simulacro di Galtellì sembrava riprodurre le sembianze di quell’immagine. 5. Fra Giovanni Maria Serra mercedario, fu testimone oculare dei miracoli. 6. Giovanni Brundu Pischedda, canonico di Galtellì e nativo di Loculi nel 1549, figura tra i curatori di Torpè. Riedificò la chiesetta rurale di S. Croce. Nacque un forte litigio con il curato del paese  Agostino Pisquedda che nel 1610 appare per la prima volta come curato di Galtellì e, in seguito, dopo di Torpè”.

 Continueremo dopo il racconto - s’interruppe Gonario - adesso intono un bel canto…

— Come va? — Intervenne Assunta.

— Bene, è una giornata speciale per il tempo che ci premia.

— Ancora da bere Gonà? — Chiese Bustianu.

— Continuo a raccontare tutto sui testimoni oculari che sono stati molto puntuali, provenienti da ogni settore del paese e da altri centri della Sardegna ma in maggioranza sono della nostra curatoria vescovile. Intanto mi accordo lo strumento, sai ogni tanto bisogna metterlo in nota.

Chiese alla ragazza di servigli da bere il solito, iniziò l’accordatura quindi a cantare. Terminato il canto ricominciò il racconto:

— L’esame dei testimoni compresi nell’elenco di don Fabrizio Manca Guiso, iniziò lo stesso giorno dell’arrivo del vicario Antonio Sanna. È opportuno ricordare l’elenco dei testimoni, perché chi ascolta verifichi il rigore e la serietà di come vennero raccolte le varie testimonianze oculari e indirette. Il 15 aprile 1613 vennero sentiti: il canonico di Galtellì, Perotto Prompto, Giovanni Torre sacerdote e curato della Torre di Posada, il padre fra Giovanni Maxia dell’ordine della mercede e superiore dei mercedari di Galtellì, Antonio Guiso Manca, Sebastiano Solinas notaio di Galtellì, Giovanni Brundu Pisquedda canonico di Galtellì della villa di Loculi, Piero Cardias sacerdote di Galtellì, Agostino Pisquedda curato di Galtellì. Il 17 aprile riprese l’interrogatorio con i seguenti testimoni: Antonio Noly curato di Galtellì, Antonio Guiso donnicello di Galtellì, Salvatore Deidda e Giovanni Virdis curati di Galtellì, Giovanni De Gunny sacrestano di Galtellì, Sebastiano Goddi, Giovanni Simeone Corda Guiso scrivano di Galtellì, Giovanni Pugioni. Il 19 aprile furono ascoltati: Giovanni Gonario Guiso Pugioni, Domenico Melis, Antonio Puseddu, Sebastiano Tolo di Oliena, Simeone Marras Cossu, Salvatore Guiso Manca, Monserrato Tolo Manca cavaliere di Oliena. Il 20 aprile i testimoni: Ambrogio Salis, Felice Pinna, Sebastiano Cucca sacerdote e commissario del Santo Uffizio nella villa di Dorgali. Nello stesso giorno il canonico  Antonio Sanna procedette ad una ricognizione del simulacro del SS. Crocifisso e venne redatta una relazione trasmessa a monsignor Desquivel e inserita tra i documenti del processo informativo. Il suddetto canonico fu inviato dall’arcivescovo di Cagliari assieme a tre sacerdoti che dovevano osservare attentamente l’aspetto del Cristo ligneo, nonché fare una ricognizione anche delle statue di Nostra Signora e di S. Giovanni. Questi sacerdoti, sotto giuramento fatto in presenza del canonico Antonio Sanna promotore fiscale della mensa di Galtellì e fatto venire per assistere a questa ricognizione, fanno una descrizione minuziosa del simulacro. I revisori videro nel braccio destro del Crocifisso una goccia di sangue, otto nel costato sinistro e sopra la quarta costola due segni che dimostravano che in quel punto era colato del sangue. Sul ventre osservarono sei gocce di sangue, tre per parte, sulla coscia e sulla gamba sinistra ventidue, tutte vermiglie e di color sangue; colore molto diverso da quello delle ferite sulle mani, sui piedi e sul costato del simulacro usato dall’artista, che sembra affatto sangue, mentre quello che è stato visto nelle suddette parti del Crocifisso ha un colore tanto vivo come se fosse vero sangue coagulatosi da poco. I revisori inoltre dicono di aver visto sull’immagine di Nostro Signore, all’altezza della traccia di sangue, altre due gocce sul petto. Anche l’immagine di S. Giovanni mostrava segni di sangue. Dicono che, avendo visto il lino che si conservava nel sacrario dell’altare, vi hanno trovato alcune gocce di sangue che non sembravano avere il colore tanto vivo, come quelle che detti revisori hanno trovato sulle immagini del SS. Crocifisso.

Gonario, a questo punto, prese fiato: — Assunta per favore vieni un attimo. Portaci da bere; grazie bella.

Poi continuò: — I revisori firmano di loro pugno ed è così in verità, per il giuramento che hanno fatto. Dopo la ricognizione, il processo informativo continuò con le citazioni di altre persone di Galtellì. Il vicario Antonio Sanna, insieme al notaio Giovanni Paolo Selis, si recò ad Oliena il 29 aprile 1613 dando comparizione ad alcuni testimoni  ivi residenti. Il nunzio delle mense, Giuliano Corte, fece la relativa intimidazione ai testi, sotto la pena di comparire davanti al vicario Sanna. Il giorno seguente, 30 aprile 1613, si presentarono a testimoniare Stefano Pinna sacerdote e curato di Oliena e fra Antonio Sanna  sacerdote dell’ordine di S. Francesco del convento di Nuoro. Il canonico Sanna ritornò a Galtellì da dove il 12 maggio inviò un manoscritto al rettore di Orosei Bernardino Silay Sanna, incaricandolo di ingiungere al padrone marittimo Santus De Joannis dell’Isola D’Elba a presentarsi per rispondere su quanto gli sarebbe stato domandato, sotto la pena, in caso contrario, di cinquanta ducati. Questi si presentò il giorno seguente. Questo l’elenco dei testi già elencati nella lista del barone Guiso Manca di Galtellì, convocati con i poteri, si direbbe oggi della magistratura civile. L’ultima volontaria testimonianza è quella del notaio Paolo Salis, per dichiarare che egli stesso aveva ricevuto una grazia singolare dal SS. Crocifisso. Il fascicolo fu mandato a Cagliari con il verbale dell’interrogatorio così come era stato ordinato. Non conosciamo alcun documento che possa affermare ciò, anche se un editto dell’arcivescovo di Cagliari monsignor Desquivel concedeva 40 giorni di indulgenza a coloro che avessero visitato la cappella maggiore del SS. Crocifisso. Questo dato confermerebbe che veramente i fatti avvenuti il 29 aprile e il 1, 2, 3 maggio 1612 dovevano essere considerati miracolosi. Non solo ma lo stesso arcivescovo diede il permesso di pubblicare e divulgare un libretto sui miracoli che ebbe larga diffusione a Cagliari e in tutta la Sardegna.

A questo punto Gonario, sorridente, si passò le mani sul viso come per asciugarsi dal sudore: — Siete contenti? Questo è tutto vero ed è confermato dalle registrazioni notarili. Pertanto miei cari a presto, ci rivedremo qui.

Salutando poi Bustianu si rivolse ai due amici: — Rientriamo insieme…

Mentre ad Assunta diede un abbraccio forte e un bacio tenero con un `a presto´.