Il Cantore De los Milagros del “Cristo di Galtellì”

Maggio 2018

 

CAPITOLO X

 

Il processo sui miracoli del SS. Crocifisso

 

Il tempo era buono, caldo ma afoso. Gonario infatti si svegliò di buonora e, passeggiando e strimpellando, giunse contento alla locanda di Bustianu, canticchiando Non potho reposare.

Entrato nella locanda salutò Bustianu e la ragazza che serviva; ad un tratto entrarono dei cavalieri del barone Guiso e li salutò. Questi sedettero di fronte al cantore e ordinarono da bere. Vennero serviti da Assunta e mentre questa posava la comanda sul tavolo, un cavaliere le accarezzò la mano, con molta intensità, chiedendole di sedere vicino a lui. D’un tratto però venne tirata giù con forza, ma lei: — Devo andare a servire altri clienti, la prego signore!

Alzatasi di scatto andò via dietro il bancone; intervenne così Bustianu pregando il cavaliere di avere “tranquillità”. Nel frattempo arrivarono Peppe e Bachisio, salutarono e, vedendo la ragazza dietro il bancone che piangeva, le si accostarono e chiesero:

—Cosa ti è successo?

La ragazza non rispose; allora chiesero a Bustianu:

— Niente… niente… volete che vi serva qualcosa?

— Il solito, grazie.

I due amici si avvicinarono a Gonario, si accomodarono ma videro che era diventato torvo e molto serio:

Saludu a bos, amigos’meos.

Poi rivolgendosi ai cavalieri: — È certo che quello che avete fatto, non è molto consono con i comportamenti che il barone indica a tutti; pertanto vi assicuro che di questo avvenimento ne discuterò a breve con lui. Ricordatevi che voi dovete dare l’esempio del buon comportamento a tutti, mentre oggi qualcuno è uscito dal seminato!

Bachisio visto che l’amico era molto nervoso immediatamente cercò di rompere questa situazione dicendo: — Gonà lascia perdere. Preferisco che tu riprenda il racconto lasciato in sospeso, sei d’accordo? Oh Pè, hai detto siii, dai Gonà facci sognare.

Lui scosse la testa dalla rabbia ma, molto seccato, si convinse:

— … aspetta un po’, mi deve passare la rabbia.

Si alzò, andò da Assunta e appoggiandosi al bancone la chiamò dolcemente: — Come stai? Scusali, d’ora in poi non ti infastidiranno più.

— Grazie, sei sempre più Gonario… cosa ti offro?

In un angolo della locanda, nella parte opposta al cantore, sedeva in un tavolo un signore molto distinto e silenzioso, il quale aveva visto tutta la scena tra Assunta e i cavalieri; di colpo si alzò e andò verso il cavaliere:

— Oltre che poco corretto il suo comportamento è anche di cattivo gusto . Mi presento: sono il conte Juan Antony Francisco y Barraguer de Barcellona, mi sento indignato e pertanto la sfido a tenzone con la spada e vi aspetto domani mattina ad ore antimeridiane otto, nella strada per Onifai, con il vostro padrino. — Disse questo schiaffeggiandolo con il guanto.

— Sarò alle otto antimeridiane - rispose il cavaliere - fuori dal paese verso Onifai signor conte.

Il conte Barraguer si accinse ad uscire dalla locanda, quando si trovò di fronte Assunta cercando di tranquillizzarla, le porse un biglietto che la ragazza accettò, dove era scritto: “Vi aspetto alle ore pomeridiane otto, fuori dalla cattedrale di S. Pietro”.

Il conte Barraguer uscì molto scosso dalla locanda e si diresse verso il Castello ma cambiò idea repentinamente e andò verso la cattedrale di S. Pietro. Passeggiò molto nervosamente pensando ancora all’accaduto. Giunta l’ora stabilita, passeggiò ancora inquieto ma Assunta non arrivò; sbuffando e imprecando pian piano rientrò al Castello del barone.

La mattina seguente il conte giunse all’appuntamento tranquillo e puntuale. Con il suo padrino attendeva l’arrivo del cavaliere che poco dopo si presentò con i propri padrini. Si dettarono le regole per i due contendenti e si precisò che il primo ad essere infilzato avrebbe subito dall’avversario le seguenti condizioni: morir di spada o chieder perdono alla signorina Assunta. Ebbe inizio la tenzone e andò avanti per un po’ di tempo. Entrambi erano abili ma ad un certo punto il conte Barraguer scoccò un fendente colpendo il cavaliere al braccio facendolo cadere per terra. Immediatamente esclamò:

— Vuoi morir di spada o chiedere perdono alla ragazza?

— Voglio chieder perdono alla ragazza! — Rispose quello con voce roca e sofferente.

Il conte magnanimo, estrasse la spada dalla parte alta del braccio dell’avversario e chiamò il medico per fornirgli le cure. Poi molto pacato esclamò:

— Ci vediamo fra poco alla locanda di Bustianu, d’accordo? A dopo.

Arrivarono puntuali all’appuntamento, salutarono Bustianu e, ansioso, il conte chiese subito di Assunta:

— Dov’è la ragazza? La puoi chiamare?

Bustianu rispose imbarazzato: — Ora arriva subito, ma arriva…

Nell’attesa che Assunta terminasse di piangere e ripulirsi, Bustianu offrì da bere ai due contendenti.

Mentre Assunta lavorava dietro il bancone di servizio, ripulendo bene tutto, d’improvviso la investì un pianto accorato perché non riusciva a dimenticare l’accaduto del giorno precedente e ora non avrebbe voluto incontrare nessuno. Di colpo entrò nel retrobottega Bustianu che incuriosito chiese: — Assùuu cosa stai facendo? E perché piangi? Dai adesso è tutto passato, lascia tutto com’è, lo farai dopo; guarda che è arrivato il conte Barraguer, rimettiti a posto e vieni subito, dai…

Bustianu rientrò nel locale come una sfinge e disse subito agli ospiti:

— Assunta sta ripulendo il retrobottega, arriva subito; adesso vi offro…

— Va bene tutto Bustianu ma Assunta sta bene? Cosa ha ora? Fammi sapere.

La ragazza smise di piangere e decidendo di raggiungere i due ospiti uscì dal retro del bancone:

— Scusate eccomi qua. Come sta signor conte? E lei cavaliere come sta? Vedo che ha una ferita sul braccio: spero sia cosa di poco conto.

— Come stai? - chiese il conte soddisfatto - Stavi piangendo forse? Ti sei riposata? Perché non sei venuta ieri, ti aspettavo solo per parlare e per dirti che sei una ragazza seria e attraente…

Assunta era meravigliata perché il conte aveva nominato l’appunta-mento del giorno prima: — Signor conte, a me è dispiaciuto non venire da lei, perché c’è una ragione molto seria: sono già promessa, mi spiace…

Il conte chiamò il cavaliere e gli chiese di avvicinarsi alla ragazza per

chiederle perdono:

— Ho fatto un’azione scorretta - intervenne il cavaliere impaurito - nei confronti di una ragazza come lei, pensavo fosse… mi perdoni e mi riprometto di proteggerla, grazie della sua disponibilità.

— Tutto è passato - rispose lei -  e con l’aiuto del SS. Crocifisso andremo avanti tutti, va bene così…

Il conte e il cavaliere vennero ancora invitati a bere da Bustianu e serviti da Assunta, la quale ricevette ancora attenzioni dal conte...

 

CAPITOLO XI

 

La storia del barone di Galtellì

 

Tra un bicchiere, una cantata e molte chiacchiere, Peppe e Bachisio sollecitarono Gonario a riprendere il racconto.

— Amici miei -  riprese il cantore - dovete ricordare bene questo racconto perché è la nostra storia. Fu proprio il barone Fabrizio Manca Guiso a sollecitare la Chiesa cagliaritana ad esprimersi sui fatti miracolosi avvenuti a Galtellì ad opera del Santissimo Crocifisso. Il barone Guiso, infatti, in data 16 novembre 1612, presentò a monsignor Francesco Desquivel una supplica circostanziata e precisa sugli avvenimenti straordinari successi. Supplica che era finalizzata affinché l’arcivescovo mandasse a Galtellì un commissario per verificare detti eventi. I punti più significativi della lettera erano...

Questa volta si inserì fortemente Bustianu pregandolo di andare con calma; anche Assunta con un forte sorriso e assenso con la testa, era d’accordo con il suo principale e andò verso il tavolo di Gonario porgendogli ancora da bere. Pronto ringraziò e bevve: — Grazie della vostra sensibilità ma credo di dover andare avanti perché il racconto è serio… Nella lettera si descrive la statua di statura grande e ben proporzionata posta nella piccola chiesetta del SS. Crocifisso. Devotissima e di grande venerazione e si dice anche di persone degne di fede che hanno visto il Santo Ritratto che N.S. Gesù Cristo ha lasciato nel lino al re Abagaro. Che persone devote hanno visto sul corpo, sul petto e sui capelli segni e miracoli come: il mutare del volto sereno, qualche volta sembra annoiato e altre triste, in alcune parti del corpo sudare sangue e poi anche il miracolo della grande siccità. Queste le ragioni per cui si chiedeva che fosse dato l’incarico di verificare i segni di detta immagine e ricevere informazioni sui miracoli. In sostanza si chiedeva all’arcivescovo di Cagliari che fossero interrogati i testimoni tutti. Segue l’elenco dei testimoni da interrogare.

Tutti alla locanda erano sbalorditi da tanta emozione e verità. Il cantore, completamente rasserenato, chiese ancora da bere ad Assunta…. mentre con la mandola iniziava un canto dolcissimo d’amore...