Il Cantore De los Milagros del “Cristo di Galtellì”

Aprile 2018

CAPITOLO VIII

 

La terribile siccità

 

I tre si ritrovarono nel primo pomeriggio passeggiando e passeggiando giunsero alle porte di Orosei; erano molto contenti perché Bachisio aveva raccontato alcune storie dei vecchi di Galtellì. Si sedettero in un muretto a secco per riprendersi dalla fatica.

— Gonàa perché adesso che siamo seduti non riprendi il racconto interrotto? Forza fai uno sforzo. — Chiese Peppe.

— Adesso vi racconto del secondo prodigio fatto dal Crocifisso. Avvenne che a Galtellì e nella Baronia, per un lungo periodo, si manifestò una brutta siccità. Furono fatte molte preghiere al SS. Crocifisso, diverse processioni con la Madonna e S. Giovanni, ma la grazia non arrivava. Allora, secondo quanto racconta il canonico Perotto Prompto, il barone don Antonio Giuso e le persone più autorevoli decisero di calare il simulacro del Cristo per portarlo in processione. Fu dato incarico ad Antonio Pinna di trovare un operaio. Trovatolo subito tentò di schiodare il simulacro dall’altare, ma l’operazione non riuscì. Avvenne invece che non appena il Pinna si allontanò da Galtellì, iniziò a piovere copiosamente e il popolo credette subito al miracolo. Il SS. Crocifisso non voleva esser rimosso dall’altare.

Gonario riprendendo fiato continuò a raccontare: — La deposizione del barone fu molto chiara, perché quando i galtellinesi decisero di scendere l’immagine dall’altare, il cielo si annuvolò e piovve tantissima acqua. Guardando il simulacro apparve ai loro occhi molto triste e tutte le genti e sacerdoti compresi, rimasero molto impressionati. Dopo questo evento straordinario, il popolo e la chiesa chiesero perdono di tutti i peccati e supplicarono il SS. Crocifisso di far cessare tanta acqua che cadeva. Nello stesso periodo accadde che un piccolo comune della curatoria di Galtellì, chiamato Sarule, subì una terribile epidemia di peste. Tutti i paesani fecero tanti viaggi presso il simulacro del SS. Crocifisso per richiedere la grazia e debellare la peste. Tanto fu il dolore popolare e tante le preghiere che subito dopo il Crocifisso la debellò. Serule dopo l’evento riprese il suo splendore e tutti si convertirono al Crocifisso miracoloso  di Galtellì. Ma è dall’aprile del 1612 che il nome del SS. Crocifisso si diffuse in tutta la Sardegna e anche a Roma. In breve tempo il centro della bassa Gallura inferiore divenne meta di pellegrinaggio. Arrivarono carovane di pellegrini da tutte le parti, gente bisognosa di qualche intervento particolare da parte del Santo simulacro di Cristo. 

I tre amici rimasero sbalorditi dal racconto tanto che rientrarono subito a casa.

Si ritrovarono una mattina, sul presto, nella locanda di Bustianu. Parlavano molto, si confrontavano, quando d’improvviso Gonario disse:

— Ragazzi abbiamo fatto tardi, dobbiamo andare dalla baronessa che ci deve dire certe cose.

I tre  uscirono dalla locanda. Arrivati alle scale del Castello, Gonario le salì di corsa trovando la baronessa che l’aspettava.

— Buongiorno baronessa come sta? Posso chiamare gli amici?

Lei molto contenta: — Va bene, Gonario.

— Venite su!

Gli amici salirono al volo:— Buongiorno baronessa come sta?

— Tutto bene, grazie ragazzi.

I tre seguirono la signora al salone dove erano stati indirizzati e Gonario ruppe l’aria cupa che si stava già creando:

— Baronessa ci deve dire delle belle cose e importanti?

— Prima di tutto - rispose lei molto lusingata - rilassatevi. Anche tu Gonario. Fra poco vi dirò; adesso bevete qualcosa, un buon rosolio e poi cominciamo…

I tre amici appena bevuto il rosolio si rilassano con qualche accenno di sorriso e attesero che la baronessa iniziasse la storia:

— Oggi il racconto lo faccio interamente io. Parliamo della curatoria galtellinese. Era di domenica, quando lo scrivano Giovanni Simoni Costa Guiso fu chiamato a stendere un atto con valore giuridico. Il resoconto fu inviato all’arcivescovo di Cagliari tramite il reverendo Sebastiano Costa. Nell’atto si legge la testimonianza di Giovanni Costa Guiso il quale riferisce che, come si è soliti, avendo terminato di pulire con veli e lini il simulacro del SS. Crocifisso, in vista della festa del 1 maggio 1612, vide sulla coscia sinistra del Crocifisso un palmo più o meno sopra il ginocchio, qualcosa come una Perla Bianca,che appena apparsa si divise in tre parti. Parti che si sono trasformate in sangue vivo. Le persone presenti erano Antonio Noly, sacerdote e curato, Sebastiano Goddi, obriere di detta chiesa, Giovanni Tolu, sagrestano della villa, Battista Costa, della villa di Orgosolo. L’altro curato, Giovanni Virdis, disse che riconobbe il miracolo. Anche gli altri presenti videro le stesse cose e tutti insieme uno verso l’altro esclamarono: Guarda, guarda, guarda! Uno dei curati dall’emozione cadde a terra svenuto. Va ricordato, ragazzi, che nella  supplica che fece il barone Guiso chiedeva venisse appurata la verità sui miracoli del 29 aprile 1612. Ci furono le risposte che possiamo dividere in due parti: la prima di coloro che hanno visto il prodigio, la seconda di coloro che hanno sentito i pareri di altri da verificare.

La baronessa si fermò con la mano sotto il mento, poi proseguì:

— Sembrava un’alba quasi boreale quando il sole diventò tutto rosso. Ragazzi queste cose sono le nostre ricchezze che Nostro Signore ha voluto donarci. E credo che per oggi ho finito, vi ringrazio, a presto.

I tre amici erano rimasti scioccati dal racconto fatto dalla baronessa sui miracoli del Crocifisso e, molto commossi, andarono via.

 

 

 

 CAPITOLO IX

 

Il prodigio del sudore e del sangue

 

I tre compagni, uno per volta, giunsero alla locanda. Il primo fu Bachisio completamente rapito, che in silenzio stava seduto su una panca, quando improvvisamente arrivò Gonario, tutto saltellante, con un’euforia contagiosa salutò, con un sorriso coinvolgente, l’amico molto pensoso.

— Suono un po’ la mandola, così ti riprendi dallo shock di ieri.

— Grazie a te amico mio - replicò con un mezzo sorriso - perché sto imparando molte cose della nostra storia; ma la baronessa come raccontava! Entrava dentro le budella nell’interiore.

— Ma Peppe non è ancora arrivato?

— Ancora no, ma credo - disse dubbioso - che anche lui sia un po’ “tronato”; eccolo laggiù, Gonà, così oggi andiamo al mare a farci un bel bagno.

Arrivò Peppe che, salutati con la mano sinistra, con un filo di voce chiese: — Andiamo al mare, dai… altrimenti mi addormento.

I tre si incamminarono a piedi, distanza 6 o 7 Km, pur essendo scioccati. Con passo buono giunsero alla spiaggia di Orosei, trovarono un posto riparato sotto i ginepri e si sedettero.

— Cosa volete fare? Il bagno oppure riposare?

Peppe e Bachisio risposero decisi: — Prima il bagno, poi riprendi il racconto.

Così fecero un buon bagno con goliardia e poi si sdraiarono mentre il cantore riprendeva il racconto.

— Siamo rimasti al 29 aprile 1612, alcune persone non sono presenti ai prodigi avvenuti ad opera del Crocifisso e diffusasi la notizia accorsero in chiesa molte persone per rendersene conto direttamente e fra queste Giovanni Gonario Guiso Puggioni, dal quale si recò l’ultima domenica dell’aprile 1612 a casa sua, il reverendo Agostino Pisquedda, tutto stravolto, raccontando quanto prima era avvenuto in chiesa. Un’altra testimonianza è data da don Antonio Guiso, il quale afferma che il 25 aprile 1612, festa di S. Marco, si accorse che la coscia del Crocifisso era ricoperta di molte gocce di sudore, di cui alcune grandi, che si separavano. Queste gocce non potevano essere create per condensa in quanto il processo di condensazione non può essere così rapido e non può concentrarsi in un unico punto. Questa testimonianza è avvalorata anche dal reverendo Virdis che, insieme al reverendo padre fra Giovanni Maxia, videro l’immagine con grande abbondanza di sudore, come acqua. E il frate confermò anche che il giorno precedente vide detta Santa Immagine bagnata di abbondante sudore come vero sudore umano. Quindi questo fenomeno è stato rilevato due volte prima del 29 aprile 1612. Ho un nodo alla gola e tremo perché queste affermazioni sono tutte documentate, quindi andiamo avanti e godiamoci in silenzio l’amore che ci dà il SS. Crocifisso.