Il Cantore De los Milagros del “Cristo di Galtellì”

Marzo 2018

CAPITOLO VII

 

Il viaggio del Cristo da Cagliari a Galtellì

 

La mattina dopo Gonario si alzò molto presto, perché doveva andare al Castello per far correre il suo cavallo. Arrivato all’ingresso delle stalle, cominciò a barcollare e fermatosi accennò a vomitare; si appoggiò alla spalliera della stalla e poi montando su Bestia corse con le ali al vento.

Cavalcando il suo cavallo sentiva grande gioia. Dopo un po’ svoltò repentinamente e fece rientro al Castello, incontrando all’ingresso Bachisio e Peppe che bisbigliavano mentre camminavano verso di lui.

Gonario si fermò salutando: — Come va, siete freschi? Vi vedo male eh…

— Gonà - rispose Bachisio molto abbacchiato - scendi un momento che stiamo insieme, perché ci devi risolvere un piccolo problemino, dai però scendi!

Gonario subito non rispose, scese dal suo Bestia, lo legò a una balaustra della stalla e disse:

— Qual è il vostro problema? Spiegatevi bene.

— Ma Gonàa - chiese Peppe - abbiamo qualche dubbio sulle cose che ci hai raccontato; come possiamo esser certi che gli avvenimenti siano veri?

A questo punto lui, fra il seccato e il nervoso, rispose:

— Per dare certezza alle mie parole sono pronto a portarvi da una persona che potrà chiarirvi il dubbio, ossia la baronessa Manca Guiso alla quale chiederò aiuto; aspettatemi qui all’ingresso, torno subito.

Poco dopo e con molta fregolina chiamò i due: — Salite al primo piano, dai in fretta!

I due salirono di corsa le scale e si trovarono di fronte la persona più importante di Galtellì, la baronessa Manca Guiso affianco a Gonario.

— Buongiorno ragazzi e benvenuti a casa mia, seguitemi per favore.

Giunsero in un salone che per loro, a prima vista, sembrò un sogno.

— Ragazzi - disse con fermezza e garbo - spiegatemi perché non credete alle storie che il vostro compagno vi ha raccontato. Viene da noi spesso e ha imparato la storia che ogni tanto mio marito raccontava ai suoi fratelli e agli ospiti. Per fugarvi ogni dubbio, chiedo a Gonario di raccontarci l’arrivo del SS. Crocifisso a Galtellì, così vediamo se l’esposizione è corretta.

Soddisfatto dell’aiuto il cantore iniziò: — Parliamo del simulacro del Cristo. Raccontano che arrivò a Cagliari da Roma con il vescovo fra Paolo da Roma che aveva sbarcato l’opera lignea trainata con un giogo di buoi. Il viaggio fu tumultuoso; il percorso era Cagliari - Oristano, poi Mamoiada - Oliena - Orosei e infine Galtellì. Secondo il racconto del barone Guiso Manca avvennero fatti miracolosi. Il carro si sarebbe fermato a San Basilio e in altri centri, senza mai cambiare itinerario. In una piazza di Torpè i buoi non volevano andare avanti, fin quando uno dei conduttori esclamò: “Ah ah ah… a Galtellì!”. Sentito ciò i buoi cominciarono da soli il cammino verso Galtellì, diretti alla chiesa di Santa Maria ’e Turres. Questo, cari amici, è un miracolo, senza ombra di dubbio. Cosa ne dice lei signora baronessa? Ho omesso qualcosa?

— Sei stato perfetto, bravo!

Dopo quest’affermazione della baronessa, i due amici rimasero stupiti e chiesero scusa all’amico invitandolo a continuare sempre il racconto.

— Grazie amici miei, ma io non ho mai detto e raccontato frottole. Questa parte della storia rimane il primo miracolo del SS. Crocifisso fatto a Galtellì. Cosa dice baronessa possiamo continuare domani, se lei è d’accordo, quando il signor barone esce. Va bene?

— Va bene, sei sempre ben accetto. Domani alla stessa ora. Arrivederci a tutti. — Rispose stanca ma sollevata.

I tre amici soddisfatti, salutarono con molti inchini e andarono via.

Si era nel tardo pomeriggio, prima che facesse buio. Ognuno si dirigeva a casa propria, senza fare alcun commento.

La mattina seguente il sole splendeva e faceva brillare Galtellì, luogo ormai importante della bassa Gallura e donava una lucentezza che si poggiava su tutta la gente. Sembrava di stare in un mondo irreale. Tutta la natura sorrideva: alberi, piante, uccelli che cantavano tanto da formare un paese immaginario. Gonario si alzò di buonora e si diresse verso il luogo consueto d’incontro. Pur non vedendo gli amici sorrideva e cantava. D’un tratto i due arrivarono, anch’essi felici, si salutarono con affetto e dopo l’esperienza fatta al Castello, sapevano che tutto ora era diverso.

— Cosa facciamo? - disse Gonario - Ancora non è ora per andare dalla baronessa.

— Non c’è problema, aspettiamo un po’. — Rispose Bachisio.

— Io invece suggerisco di fare una passeggiata al fiume, prima di andare al Castello.

— Sono d’accordo Gonà.— Replicò Peppe.

— Va beh! Dai muoviamoci.

I tre si incamminarono chiacchierando e raggiunsero la sponda del fiume mangiucchiando rametti di liquirizia.

— Gonà, ma riprenderai il racconto che hai lasciato in sospeso dalla baronessa? — Chiese Bachisio.

— Boh, abbiamo detto che saremmo tornati al Castello per continuare il racconto davanti alla baronessa e credo che sarebbe meglio. Va bene?

— Va be’ facciamo così, decidi tu.

I tre s’incamminarono per andare dalla baronessa, tutti silenziosi ma molto tesi. Arrivarono al Castello e Gonario li precedette; salite le scale in fretta, giunse al pianerottolo e trovò davanti la baronessa.

— Buongiorno signora baronessa, come sta? È sempre più bella!

— Benvenuto e grazie per le sensazioni che mi trasmetti. Sei solo?

— No sono con i miei amici, li posso chiamare?

— Si chiamali.

Chiamò gli amici dal pianerottolo e loro corsero.

— Buongiorno signora baronessa, come sta?

— Bene ragazzi, grazie, e voi bene?

— Bene, grazie a lei.

La baronessa li invitò ad accomodarsi nel salone.

Una volta seduti Gonario disse: — Vi racconto di alcune persone che hanno partecipato al trasporto del Crocifisso. Parliamo del reverendo Sebastiano Cuca, commissario del Santo Uffizio in Dorgali, che fece un’interessante affermazione perché ricordò che la madre centenaria ebbe notizie da un certo Marrony Fancellu (morto a 105 anni) da quanto scritto in certi atti dell’archivio del barone Salvatore Guiso, avo del barone Fabrizio Guiso, che riportavano la storia del carro trainato dai buoi quando si trovarono di fronte alla cattedrale di S. Pietro e i buoi non vollero andare avanti. Lasciati liberi, durante la notte, fecero il percorso al contrario e da soli arrivarono alla chiesetta di S. Maria ‘e Turres e così si decise di sistemare lì il Crocifisso ligneo per sempre. Pertanto si è assistito ad un miracolo manifestato dal Crocifisso di Galtellì. Il vescovo e i maggiorenti del popolo, dovettero accettare questa situazione. Sicuramente la fama di questo Crocifisso si diffuse come un fulmine in tutta la Sardegna e i Galtellinesi decisero di ampliare la piccola chiesa di S. Marie ‘e Turres cambiandogli il nome con SS. Crocifisso. Si può attestare che la chiesa fu costruita nel 1401, data che compare nel campanile. Vi è piaciuto questo fatto? Perché ripeto… questo avvenimento è un prodigio.

La baronessa molto felice esclamò: — Non hai perso neppure una parola. Tutto ciò è verità provata, bravo e grazie.

I due amici rimasero senza parole, si guardarono a testa bassa e chiesero all’amico, scusandosi, di continuare il vecchio rapporto. Ringraziarono la baronessa con garbo e affetto ed uscirono dal Castello.