Il Cantore De los Milagros del “Cristo di Galtellì”

Ottobre 2017

Presentazione

 Enrico Marongiu nasce a Olbia il 31 luglio del 1940. Dopo gli studi entra a far parte dell'assessorato ai lavori pubblici a partire dal 1957. Ma non è questo che vuole fare nella sua vita: prima si reca in Corsica con alcuni amici ad animare le serate canore al club "Le Corsarie", poi vola a Parigi e quindi in giro per l'Europa. Rientrato in Sardegna si sposa nel 1965. Appassionato di lingua sarda negli anni  tra l'80 e l'84 organizza uno dei più grandi festival di lingue minoritarie cui parteciparono circa 129 nazioni. Nel 1997 costituisce un gruppo musicale e decide di incidere un disco sulle tradizioni sarde. Questo lo porta a incontrare molteplici artisti tra cui Fabrizio de André, Luigi Tenco e Ray Charles. Poi si dedica alla televisione ed incide un disco con l'Ave Maria in sardo che invia a papa Wojtyla. Nel 2004 incontra don Gianni e non è un incontro casuale... da quel giorno la sua vita cambia e si dedica anima e corpo alla nostra chiesa. Nel 2010, in occasione del XXV anniversario della nostra parrocchia, realizza un musical: l'Apocalisse. Un successo, ma la sua grande creatività non si ferma lì... nel suo cuore nasce già un grande progetto: realizzare un film per la TV (e non solo). Il soggetto è “Su Santu Cristos" ovvero il Crocifisso che si trova nella chiesa omonima di Galtellì e vuole raccontare la storia sconosciuta di questo Crocifisso e dei suoi tanti miracoli intrecciandola con un'altra parallela, frutto della sua immaginazione, e che riguarda un giovane cantore del paese di Galtellì Gonario Mureddu, e dei suoi due amici Peppe Cosseddu e Bachisio Murrighile. Purtroppo il 15 gennaio del 2015, dopo una lunga sofferenza, Enrico ci lascia e così il suo lavoro rimane in "soffitta". Parlando con la moglie Tonina son venuto a sapere che Enrico aveva già ultimato il copione e anche fatto vari provini per il film: mancava solo la messa in scena. E così, in accordo con lei, abbiamo pensato che farvi conoscere questo suo lavoro fosse cosa gradita. Lo presentiamo a puntate nel giornalino parrocchiale. Il testo del copione riportato il più possibile all’autore, è liberamente rivisitato.

La redazione

 

CAPITOLO I

 

Galtellì, la Baronia e la sede vescovile

 

Una mattina assolata, in un piccolo paese della Bassa Gallura, invaso da molti profumi primaverili, la gente si muoveva con lentezza come in un paese inanimato e Gonario, in compagnia di Bachisio, passeggiava lungo il fiume Cedrino, discutendo fuori dal paese su di un uomo che stava guidando dei buoi con un frustino...

— Caro amico mio, da oggi comincerò a raccontarti la storia del nostro paese. Sei d’accordo?

Si tue cherese…— rispose Bachisio muovendo le spalle.

— Alla fine dell’anno 1000, dopo il riconoscimento della curatoria vescovile…

— Cosa vuol dire e cosa devo fare io? Come tu sai non so scrivere, quindi parla piano se noo… no cumprendu nuddha!— Titubante lo interruppe Bachisio.

— Ah, ah… dicevo curatoria vescovile! Vuol dire che il Papa ha nominato un vescovo e Galtellì è diventata la sede vescovile di tutto il territorio. Il nome del prelato è monsignor Villano e, pensa, questa nomina ha fatto crescere l’economia e la cultura di Galtellì.

Bachisio molto emozionato, sudava: — Queste cose sono belle per chi le sa, spero che mi spiegherai sempre tutto… cai no, no cumprendu nuddha.

Appu cumpresu, in sora… — Disse Gonario con il sorriso sulle labbra.

Bachisio si fermò titubante...

— Vuoi camminare un po’? Così strada facendo, inizio il racconto sul SS. Crocifisso e sulla nostra storia: … iniziamo dalla nostra storia.

— Secondo quello che ho sentito, noi come galtellinesi non abbiamo un’anima? Vero? Quindi non siamo un popolo?... cun tottus qustos iscienziados? No si n’è comprend’ ‘niente?

Gonario, ridendo a squarciagola replicò: — Mi parete ch’i s’unicu iscienziadu ses tue Bachìì!

I due amici, erano seduti sopra un muretto e Gonario succhiava con gusto una pianta che cresce sulle sponde del fiume Cedrino…

— Caro amico, sei comunque uno che non si è ancora espresso, ma ora assaggia questa pianta di liquirizia, poi mi dirai. Come senti, è una delizia che abbiamo in casa e così potrai sperimentare nuovi sapori.

— Che gusto strano, non capisco più niente, fammi riposare un po’ eh… parla piano, cumpresu masa. Ma chi siata eh

— Va be’ cercherò di essere più chiaro. Ti faccio sapere quello che diceva uno storico: il castello di Galtellì fu costruito su un’antica rocca detta Romana. Ti è più chiaro così?

L’altro abbassò la testa scuotendola e chiese un altro pezzo di liquirizia, Gonario glielo diede. Succhiando la liquirizia continuarono la discussione e pian pianino rientrarono verso casa, con il tempo assolato che li illuminava. All’ingresso del paese vennero chiamati da altri popolani e, dopo averli salutati, entrarono nella locanda … I due amici si sedettero subito su panche lavorate in casa; Gonario, ordinato da bere, cominciò una discussione. Nel frattempo una bella fanciulla si avvicinò al tavolo dei due: — Cosa vi porto ragazzi?

Bachisio e Gonario si guardarono increduli.

— Mamma mmia… cosa dici Gonàa?

— Portaci il solito.

La ragazza prese l’ordinazione. Gonario riprese a discutere con l’amico, dopo questa visione celestiale.

 — Allora... dicevo… dal 1096 Galtellì appena nominata sede vescovile, vantava una popolazione di 14 mila abitanti, la curatoria comprendeva numerosi paesi, insomma una curatoria composita. Fu terra di guerre e saccheggi che causarono carestia e malaria.

— Mi vuoi dire con chi si facevano queste guerre? — Bachisio impaziente chiese chiarimenti.

— In quel tempo furono gli Aragonesi ad opprimere le popolazioni imponendo la loro economia e molto altro, e così contribuirono all’arrivo del Medioevo in tutta la Sardegna e nella Baronia di Galtellì.

— Cosa voleva dire questo per Galtellì e per tutti noi?

Nel frattempo giunse il locandiere Bustianu interrompendo la discussione: — Hello… vi porto ancora da bere?

— Va be’ Bustià, fai tu… Allora cercherò di essere più chiaro… si era nel 1297 quando papa Bonifacio VIII e il re Giacomo, assegnarono tutta la Sardegna alla Corona d’Aragona e furono conquistati i castelli di Posada, Orosei e Galtellì.

Bachisio, disinibito ma mezzo brillo chiese:

— … E a tutti i paesani cosa successe?

 — A loro, caro amico mio, solo guerre e fame. Fu allora che caddero i tre castelli di Posada, Orosei e Galtellì.

— Perché guerre e fame per la povera gente?

— Perché è questa la storia dei poveri.

Gonario, conclusa questa parte del racconto, prese subito la sua mandola e incominciò un canto dolce. Terminato i due amici uscirono dalla locanda barcollanti ma lucidi, ringraziando l’amico Bustianu; la gente li seguiva con il sorriso per la loro condizione ma Gonario sempre pronto e un po’ balbuziente iniziò:

— Dobbiamo starre sollo fellici di… abarraddì frimmu - stringendo il braccio dell’amico - custas cosas… cumpresuu?... in quanto… ma Bachìi… sighende sese ho’ noo? Adesso la mia lingua rallenta, la cosa più bella era che Galtellì aveva la bellezza di quattordici chiese, un castello, la cattedrale di San Pietro e la chiesa del SS. Crocifisso e tante altre e tanti tesori d’arte. Credi che tutto questo sia poco?

Bachisio tra sé e sé balbettava… ma in cuor suo avrebbe voluto dire molto… i due amici poi pian piano si lasciarono, ognuno per la propria direzione, perché avevano bisogno di “sventiare e fissavano anche l’incontro per il giorno seguente.