Arbeit Macht Frei

Aprile 2016

"Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque Paese tu venga, tu non sei un estraneo. Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stata inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Oswiecim valgono di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell'odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né domani né mai". Con queste parole Primo Levi si rivolge a coloro che decidono di recarsi nei campi di sterminio nazisti. Un’esperienza che almeno una volta nella vita andrebbe fatta per vedere con i propri occhi ciò che è stato, per onorare le vittime e soprattutto per non dimenticare e non far dimenticare. Con questo scopo io e la mia classe siamo partiti lo scorso novembre, per visitare il più grande campo di concentramento, di lavoro forzato e di sterminio di massa costruito dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale: Auschwitz- Birkenau , nell’odierna Oswiecim, a 70 km da Cracovia. Campo costruito per la “Soluzione finale della questione ebraica”, per obbedire a un’ideologia illogica responsabile di uno dei più grandi e terribili genocidi della storia umana. Più di un milione e mezzo di persone (numero pari all’intera popolazione della Sardegna) furono rinchiuse, torturate e uccise in questo campo, non solo ebrei ma anche zingari, omosessuali, sacerdoti, intellettuali polacchi, prigionieri di guerra, combattenti della resistenza, criminali comuni. Persone con una famiglia, dei progetti per il futuro, bambini con sogno che non si è mai realizzato e che è rimasto lì insieme alle ceneri di quei piccoli cadaveri che chissà dove saranno adesso. Non penso che si possano immaginare le atrocità e le sofferenze che hanno provato. Il Campo di Auschwitz si divide in tre settori: Auschwitz I, il campo originario e il più piccolo dei tre, Auschwitz II-Birkenau e Auschwitz III-Monowitz. La visita ad Auschwitz I comincia attraversando il cancello  con la macabra scritta Arbeit Macht Frei ("Il lavoro rende liberi.").  Qui venivano condotte le perone in grado di lavorare, perlopiù uomini e donne; i bambini erano quasi sempre scartati a priori insieme agli anziani e condotti direttamente al campo di sterminio Auschwitz-Birkenau. Qui venivano portati avanti i macabri e tristemente famosi esperimenti  sui  bambini, soprattutto sui gemelli. 70.000 persone morirono in questo settore, uccise nelle camere a gas e bruciate nei forni crematori, morte di stenti e a causa della fame, del lavoro massacrante, delle pessime condizioni igieniche e sanitarie. Nel campo principale, recintato da filo spinato ad alta tensione, sono disposti 28 edifici. Ogni edificio attraverso oggetti, effetti personali, documenti, fotografie, riproduceva quanto accadeva nel lager. Oggetti e foto che parlano, che ti distruggono moralmente e ti fanno sentire in colpa perché semplicemente sei stato più fortunato di loro. Giocattoli raccolti in vasconi enormi, teche piene di capelli, valige vuote rimaste lì nel campo assieme ai loro padroni. Impossibile descrivere le emozioni che si provano: rabbia, dolore, tristezza, incomprensione, …troppe. Ogni cosa nel campo ha un significato: il muro che circonda il cortile della prigione usato per le fucilazioni (circa 20.000 prigionieri furono giustiziati), il filo spinato, il terreno probabilmente ancora impregnato delle ceneri provenienti dal campo a tre chilometri di distanza: Auschwitz-Birkenau la parte più terribile del campo. Chissà cosa pensavano le persone che vedevano una fiamma rossastra bruciare sulla ciminiera, “boh sarà legna oppure chissà qualcos’altro” ...no erano i corpi di bambini, ragazzi, anziani, figli, genitori, nonni. Non resta quasi niente del vero e proprio campo di sterminio, i nazisti hanno codardamente fatto saltare tutto, le ciminiere non esistono più rimane solo qualche baracca e le rotaie. Rimangono ancora quelle rotaie su cui transitavano ogni giorno fino a 6.000 persone, poi smistate e divise dalle loro famiglie, vestite con un pigiama “a righe” leggero, in un posto come la Polonia che d’inverno raggiunge spesso temperature sotto lo zero. Sono passati più di due mesi da quel viaggio e ancora non ho ben capito le emozioni che ho provato, cosa mi è rimasto… è un esperienza forte che ti rimane impressa e scolpita nel cuore… camminare, calpestare il terreno di quel luogo dove milioni di persone e bambini morivano senza colpa e senza giustificazione, solo qualche anno fa.  È proprio questo il punto sono passati si e no 70 anni e già ci sembra un passato lontano, irripetibile secondo alcuni. Allora perché oggi nel civilissimo, 2016 nella civilissima Europa vengono eretti muri contro le persone, gente che vive nella guerra e che ha bisogno di aiuto. A me sinceramente non sembra tanto diverso. Per questo è importante ricordare e non dimenticare ciò che è avvenuto,  perché chi non conosce il passato è destinato a ripeterlo.

 

Andrea Cancellieri